Non si capisce come mai con tutte le persone che ci sono al mondo (però è proprio vero): capitano sempre tutte a me.
L’hai mai pensato?
Ci sentiamo tutti un po’ sfortunati, specialmente nel periodo dell’adolescenza.
A volte con le nostre disavventure ci potrebbero fare un film, perché sembra veramente che il mondo ce l’abbia con noi.
Ma è davvero così?
E perché nella fase adolescenziale siamo “particolarmente sfortunati”?
Rispondiamo a una domanda per volta, partendo dalla prima.
E’ davvero così? Capitano sempre tutte a me?
La risposta è sì!
Capitano sempre tutte a te.
Esattamente come capitano a me e come capitano alle altre circa 7 miliardi di persone che ci sono al mondo.
Quando si dice che la fortuna è cieca, è perché proprio non ci vede un’accidente di niente, e non ci becca con nessuno, salvo qualche rara eccezione.
E allora com’è che ci sentiamo più sfortunati degli altri, se anche gli altri sono sfortunati?
E poi, perché cavolo dobbiamo essere sfortunati?
Domanda lecita, effettivamente.
In parte…non ti so rispondere. Le cose accadono e basta e per alcune non possiamo farci proprio niente.
Per altre però possiamo scegliere come agire, ed è il modo in cui agiamo che determina se saremo “sfortunati” oppure “fortunati”.
L’esempio classico è il panino che ti cade per terra mentre ci spalmi sopra la marmellata.
Ma se il panino lo appoggi sul tavolo, di sicuro non cade.
O magari a scuola c’è quella ragazza che ti piace, ma che non ti ha nemmeno in nota. E se tu ti comportassi in modo diverso? Ma soprattutto, l’hai mai salutata?
E il professore di storia?
Quello sì che ce l’ha con te!
Ah quello lì è proprio antipatico eh.
Ma un libro di storia l’hai mai aperto?
“Sì ok, questi sono solo alcuni casi facili, ma invece sono moltissime le volte in cui non posso farci niente”
Invece no. Anzi, al contrario.
Gli esempi possono essere tanti, e salvo catastrofi o casi molto particolari è possibile fare molto per non risultare sfortunati.
Molte volte, in realtà, anche durante le catastrofi è possibile cambiare il corso delle cose.
Perciò potremmo dire che, in una buona parte dei casi, la fortuna altro non è che la capacità di cogliere delle opportunità, e la sfortuna l’incapacità di coglierle.
In altri casi, invece, la fortuna è la capacità di battere la sfortuna usando la testa, e la sfortuna è semplice resa a quest’ultima.
Ma non è tutto.
Infatti, anche supponendo che tu un’opportunità su 2 riesca a coglierla, potresti ritenerti comunque sfortunato.
Insomma quasi quasi la sfortuna ce la cerchiamo…
Ma c’è un motivo molto importante per cui questo accade.
Il motivo risiede nelle nostre emozioni, nei nostri istinti.
E per il nostro istinto è decisamente più importante ricordare, e ricordare meglio, un evento negativo piuttosto che uno positivo.
E quando dico ricordare meglio, intendo proprio MEGLIO.
Quindi oltre alla sfortuna pure la beffa del cervello che gioca sporco!
In realtà questo è un meccanismo di difesa e che serve a salvarti la vita, anche se effettivamente oggi sarebbe da aggiornare un pochino.
Nel corso dei millenni infatti non abbiamo avuto tutte le comodità che abbiamo oggi, e ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza.
Se succedeva qualcosa di positivo bene, benissimo magari. Wow, che bello!
Ok, ma a parte ricevere la ricompensa non succedeva granché.
Però se succede qualcosa di bello, un motivo c’è.
Quindi la mente registra e conserva, con la dicitura: “ricordo bello, conservare”.
Poi però c’è stata quella volta in cui sei andato nel bosco pieno di orsi da solo e per un pelo non ci hai lasciato le penne!
Allora la mente, che alla pellaccia ci tiene, registra e conserva.
Stavolta però con la dicitura: “RICORDO SUPER IMPORTANTISSIMO DA NON DIMENTICARE ASSOLUTAMENTE”.
E così, col tempo, finisce che per i 3 quarti del tempo la tua vita ti sembra un disastro perché praticamente ti ricordi solo quelli.
Ma in realtà non è così, e basta fare un giro più approfondito tra i ricordi per trovare tante cose per lo meno carine.
E una volta che uno diventa abbastanza grande, di solito, queste cose le impara, perché cui si tende a non far più di tutta l’erba un fascio.
Ma prima?
Ah, prima è un disastro!
Prima non è che non ne va bene una. Non ne va bene mezza proprio! Anzi meno ancora!
Che poi se ci ripensiamo non è proprio così, ma sul momento quando siamo adolescenti e avvolti in questo bozzolo di sbalzi ormonali risulta tutto abbastanza contorto.
E visto che i ricordi sono impressi nella memoria soprattutto grazie alle emozioni, tra tutti questi alti e bassi non è difficile immaginare quanto un ragazzino possa sentirsi come un marinaio su una barca a vela in mezzo a una tempesta che non si sa quando finisce.
Ci credo poi che i ragazzi pensano “capitano sempre tutte a me…”
Ed è proprio in quel periodo che hanno maggiormente bisogno di una guida, un faro.
Forse un altro marinaio, per quanta esperienza possa avere, potrà non capire la tempesta in cui si trovano ed essere d’impiccio più che d’aiuto.
Ma di certo il marinaio cercherà di andare verso la luce se vuole sopravvivere, e questa luce dovresti essere tu.
Questo intendiamo quando diciamo di fare da guida.
E poi si sa, ci siamo passati un po’ tutti: quando la tempesta finisce il mare è calmo, il sole splende, ed è tutto più bello.
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