
Attualmente la scuola è considerata il luogo preposto ad almeno tre tipi di
apprendimento:
- “Sapere”: apprendimento passivo di nozioni per aumentare le conoscenze, come previsto da programmi prestabiliti a livello nazionale dal Ministero dell’Istruzione, costituito da lezioni basate sulla trasmissione unidirezionale dei contenuti culturali;
- “Saper Fare”: apprendimento attivo che implica uno sforzo consapevole di auto-osservazione e auto-regolazione, per sviluppare la capacità di “imparare ad apprendere”, diventando in grado di elaborare in modo critico i contenuti, di sviluppare la capacità di organizzare il proprio lavoro, rispettare le scadenze e le consegne, mettere a punto strategie per raggiungere gli obiettivi, ecc…
- “Saper Essere”: livello delle competenze trasversali, di marca socio–emotiva. Qui la scuola diventa la palestra in cui confrontarsi con il rispetto delle regole, nel rapporto con l’autorità, nei ruoli collaborativi o competitivi con i pari, nella gestione delle emozioni, delle risorse e dei limiti.
…o almeno dovrebbe.
Infatti,
queste ultime competenze non sono necessariamente possedute dagli insegnanti e pertanto difficilmente vengono trasmesse agli studenti.
Sono abbastanza sicura che anche tu hai avuto qualche insegnante che sembrava più preoccupato di arrivare a fine giornata che di insegnare a te.
E non parlo solo dei contenuti richiesti dal programma scolastico, ma anche, e soprattutto, di come diventare una persona migliore.
Bada bene, non è colpa dell’insegnante.
All’insegnante è sempre stato detto che è li per spiegare la sua materia, e questo fa nel modo che ritiene migliore e più opportuno, con i mezzi di cui dispone.
Se non si occupa di
intelligenza emotiva è perchè nessuno gli ha mai suggerito di farlo.
Il programma che egli deve seguire, inoltre, è spesso intenso e non è facile mantenere il passo; senza contare che deve gestire diverse classi, mediamente di 20 studenti, ciascuno con il proprio carattere, le proprie abilità e lacune.
…E con poca voglia di studiare, anche se probabilmente tuo figlio non rientra tra quelli.
Come dicevo in un precedente articolo:
imparando cose nuove scopri nuovi aspetti del mondo e di te stesso, imparando qualcosa che ti cambia o che ti consente di cambiare il tuo ambiente. (clicca qui se non l’hai letto)
Ma l’apprendimento non sempre è voluto.
Tutti noi facciamo esperienza, ma è molto difficile trovare 2 persone che abbiano fatto le stesse esperienze.
Anche se ci accadono le stesse cose, io e te, molto probabilmente, facciamo esperienze differenti.
Ognuno di noi, cioè, vede l’evento in modo unico (io lo vedo diversamente da te),
e di conseguenza ognuno di noi ne trarrà una lezione unica.
Questa differenza è dovuta sia dalle nostre esperienze passate, sia dalla nostra struttura genetica.
Ora, per quanto riguarda le materie onnipresenti in tutte le scuole non ho nulla da dire, per lo meno sono abbastanza certa che anche tu sai chi è Alessandro Manzoni, o un tale di nome Hitler, per dirne un paio.
Ma quanto impieghi a leggere un libro? E un capitolo?
Come organizzi il tuo tempo?
Quanto tempo riesci a rimanere concentrato sul tuo obiettivo?
E ancora, quali sono per te le cose importanti? Perché anche questo influisce su quanta energia vuoi dedicare allo studio, se sei uno studente, ma vale anche per il lavoro e lo sport.
Se tuo figlio è uno studente e per lui è più importante cosa fare stasera, invece di pensare a dove sarà tra 10 anni, probabilmente ha poca
motivazione a studiare.
Ma se invece a scuola, dalle elementari, gli avessero insegnato e avessero valorizzato l’importanza di guardare più in là di questa sera?
Se gli avessero insegnato:
Allora sarebbe sicuramente molto più gratificato e, di conseguenza, motivato a studiare.
Oggi sarebbe molto più motivato a studiare, domani sarà più motivato a raggiungere i suoi obiettivi, il che si traduce in una maggiore capacità di ricercare e costruire attivamente quelle opportunità che fondano una qualità di vita potenzialmente migliore.
“Ma il ruolo dell’insegnante è quello di trasmettere determinate conoscenze agli studenti, non di fare lo psicologo!”
Sbagliato.
In un’epoca dove i genitori sono sempre più assenti a causa del lavoro è di estrema importanza che il sistema scolastico si adegui.
Dovrebbe fare in modo che gli insegnanti, che sono a contatto con i ragazzi per un buon numero di ore quasi ogni giorno, siano in grado di istruire gli studenti non solo sul piano dei contenuti delle materie tradizionali, sulla base del buon senso comune e degli approcci educativi (recenti o tradizionali che siano),
ma anche per ciò che riguarda le competenze necessarie a portare risultati soddisfacenti nello studio.
Perciò se il professore si limita a trasmettere contenuti, senza preoccuparsi, dove necessario, di insegnare a tuo figlio il rispetto delle regole, il rapporto con l’autorità, la sana competitività e la collaborazione con i suoi pari, la gestione delle emozioni, delle risorse e dei limiti, queste capacità rischiano di essere lasciate al caso.
Ma queste qualità sono alla base dello sviluppo della sua personalità e delle tue capacità di apprendimento, il che vuol dire che ciò che si lascia al caso, in sostanza, è il suo futuro!
“Come può la capacità di apprendere, risolvere i problemi di tuo figlio?”
Migliorare la tua capacità di apprendimento significa:
1)
Sviluppare la concentrazione
2)
Diventare più adattabili, poiché si sarà in grado di apprendere con maggior facilità il modo più efficace per rispondere alle richieste imposte dal contesto
3)
Sviluppare le abilità necessarie di raggiungere un obiettivo, per cui concentrazione, capacità di apprendimento e adattabilità sono requisiti fondamentali
Queste 3 qualità sono usate quasi costantemente nella vita di tutti i giorni, nello studio, al lavoro, nello sport.
Migliorandole, tuo figlio potrà fare passi avanti in ogni ambito della sua vita.
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